Tutti si aspettavano clamorose baruffe tra Anna Magnani e Pier Paolo Pasolini sul set di “Mamma Roma”: ma la dolcezza e la calma del regista hanno conquistato il carattere difficile dell’attrice ottenendone un’inconsueta docilità

C’è un interrogativo che pesa sulla troupe del film di Pasolini: l’andamento dei rapporti tra Anna Magnani e il suo regista. Una curiosità silenziosa, attenta alle sfumature e pronta ad afferrare le prime avvisaglie d’una possibile schermaglia, viene subito avvertita da chi si accinge a varcare i luoghi dove si sta girando uno dei film più attesi dell’anno.

In ogni film il rapporto attore-regista ha sempre dato il suo da fare al produttore; ma questa volta si tratta di un rapporto elevato alla massima potenza perchè i due elementi che lo compongono sono entrambi eccezionali e carichi di una forza battagliera che, Dio non voglia, si scatenasse su posizioni rivali, nella troupe di “Mamma Roma” succederebbe il finimondo.

Alfredo Bini sta con le orecchie aperte e gli occhi spalancati: è sicuro, comunque, di riuscire a portare il suo film in porto, utilizzando nel giusto verso quell’enorme carica di energia ed intelligenza che il giovane e coraggioso produttore si è trovato, quasi per caso, sotto mano.

Fu l’anno scorso a Venezia, dopo la proiezione di “Accattone”; la Magnani che aveva visto il film e ne era rimasta entusiasta, tirò Bini per la giacca e gli disse che voleva assolutamente fare unf ilm con Pasolini.

Per Alfredo Bini, quella serata non poteva essere più felice. Non solo stava raccogliendo il giusto compenso per un rischio che uomini più forti di lui si erano rifiutati di affrontare: il finanziamento del primo film di uno scrittore tra i più discussi del nostro dopoguerra; ma ora gli veniva anceh offerta l’insperata fortuna di avere in un suo film la stessa Anna Magnani, croce e delizia dei produttori di mezzo mondo, che da due anni ormai, non faceva che rifiutare ogni proposta di lavoro.

Produttore ed attrice erano pronti: toccava soltanto a Pasolini decidere se il suo secondo film sarebbe venuto alla luce.

Le tentazioni erano forti: il successo di “Accattone” aveva dissipato i mille dubbi sulle sue doti di regista e la personalità della Magnani era un incentivo troppo forte per rinunciare all’impresa di scrivere una storia che aderisse perfettamente al suo personaggio.

Per un po’ di tempo non lo si vide più in giro. I suoi amici tra i quali Alberto Moravia ed Elsa Morante, attesero invano un suo cenno di risposta ai loro innumerevoli inviti. Lo stesso Bini, preoccupato per tutto quel silenzio, ebbe la quasi certezza che di quel secondo film non se ne sarebbe più fatto niente.

Ma Pasolini era già a lavoro. Lontano dalla città, chiuso nella sua bella villa al Circeo, lo scrittore era riuscito, in meno di tre settimane, a tirar fuori la storia di “Mamma Roma”, la prostituta che per amore del figlio abbandona il mestiere e si dà, anima e corpo, a costruire una strada al suo ragazzo.

«E’ una popolana che cerca di ricostruirsi una vita col suo ragazzo. Ma che ne sa lei della vita?». Con questa breve frase, Pasolini espose la trama al produttore e Bini ne parlò alla Magnani.

Non c’era un solo punto della vicenda che non la convincesse.

Alla prova dei costumi che l’attrice avrebbe indossato per il film, chiunque le chiedesse un parere sullo scrittore friulano, si sentiva inevitabilmente rispondere: «Pasolini è un poeta. M’è bastato vedere “Accattone” per convincermene. Uno che al primo film riesce a scrivere in quel modo con la macchina dapresa, come regista dà tutte le garanzie».

Ma un po’ di nervosismo s’è subito creato dopo il primo “si gira”. La Magnani non si trovava bene con i metodi di lavoro del suo regista. «Mi interrompe sempre» andò a lamentarsi col produttore: «io ho bisogno di caricarmi un poco alla volta, ma Pier Paolo non sente ragioni e continua a fare di testa sua».

Quelli della troupe cominciarono a toccarsi i gomiti e a respirare aria di burrasca. Ma Pasolini è rimasto calmo e ha fronteggiato la maretta con l’abilità di un diplomatico di grande razza. «Anna, tu sei una grande attrice, che te ne fai delle scene lunghe? Non hai bisogno degli effetti. Basta inquadrare il tuo viso e il risultato è raggiunto!».

Se n’è convinta anche lei la sera che hanno proiettato il primo materiale. Per il momento i suoi dubbi si sono placati e sul set si lavora in piena concordia. Ma i meno ottimisti continuano a stare all’erta e a pregare a mani giunte che la volontà di ferro del regista e il temperamento ribelle della sua protagonista non si scontrino in una rivalità che potrebbe dare grossi grattacapi alla produzione.

E. Santangelo
(dall’Archivio Pier Paolo Pasolini – Cineteca di Bologna | Foto copertina © A. Novi)

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