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RICORDI ILLUSTRI su ANNA MAGNANI

“Era la prima volta che recitavo con la Magnani e l’emozione fu grandissima. Mi dispiace per le mie colleghe, ma l’emozione che ho provato con la Magnani è unica, è inutile parlarne, non si può commentare la grandezza e l’intelligenza di Anna Magnani come attrice. Mi ricordo che c’era una lunga battuta che doveva dire commentando certi fatti politici accaduti nel film, ma lei si impuntò e disse: «Che cos’è questa sparata lunghissima mentre Mastroianni mi sta a sentire, via, via, un pezzo lo dico io, un pezzo lo dice lui».
Cioè la leggenda della Magnani donna terribile, con la quale avere a che fare sul lavoro erano dolori, non era vera. Poi penso che quando uno è così bravo può permettersi tutto.
Fanno tanti capricci tante sciocche attrici, e lei invece che misura di intelligenza e anche che generosità ha dimostrato, forse nel suo atteggiamento c’era anche un po’ di stima per me, non so.”

Marcello Mastroianni (tratto da “Marcello Mastroianni: il gioco del cinema” di M. Hochkofler)

“Della Magnani, Antonio aveva una stima smisurata, affermava che era una donna ‘di capa e di spada’ vera signora, generosa, coraggiosa. Mai l’aveva sentita ribattere con una volgarità, neppure quando sarebbe scappata la pazienza a un santo. In camerino se ne stava riservata, si esprimeva in italiano perfetto, era pudica delle gioie e dei dolori suoi che nascondeva dentro come un patrimonio personale. L’Annarella sanguigna e popolana si materializzava solo sul proscenio.”

Franca Faldini (tratto da “Totò l’uomo e la maschera” di Franca Faldini)

“Il romanesco era per lei un modo di comunicare con il pubblico. Casomai Anna Magnani era un’intellettuale mancata, non era un’attrice popolaresca ma un’attrice che mirava a essere estremamente funzionale e intellettuale. Non era un’istintiva, ma meditata e pensata. Più di quello che si possa credere. L’istinto e l’impulso a comunicare non vengono in lei abbandonati a se stessi ma sorvegliati e indirizzati. Per cui i suoi personaggi non sono il suo punto di partenza, ma un modo di essere dentro ciò che è popolaresco”.
E ancora: “Non era un’attrice dialettale, perché la sua non era una romanità di maniera, ma viva e costruita. Era poi capaci di massima spregiudicatezza”.

Antonello Trombadori (tratto dal libro “Roma città aperta” di Simonetta Ramogida, ed. 2015)

“Un bell’animale, un animale stupendo: pantera o cavallo in libertà. Caracollo col sesso in faccia, poi si scatena, poi alza le gambe anteriori e si scopre per il gusto di scoprirsi. Perché lo fa? Chiedetelo a lei, che sicuramente non sa perché lo fa”.

Michelangelo Antonioni (tratto dal libro “Roma città aperta” di Simonetta Ramogida, ed. 2015)

“Questa donna, arrivata tardi alla maturità artistica e al successo, questa donna disadattata, affettuosa, incolta e nevrotica, seppe fare qualche cosa che accade molto di rado nel mondo casuale e improvvisato del nostro cinema: intersecare la propria meteorica traiettoria con l’orbita misteriosa e controversa chiamata storia”. 

Alberto Moravia (tratto dal libro “Roma città aperta” di Simonetta Ramogida, ed. 2015)

“Avevo 4 o 5 anni quando la incontrai. Non ho ricordi netti, perché risalgono a 55 o 56 anni fa (alla prima metà del secolo passato). Ho un ricordo vago dell’incontro con Luca, il figlio di Anna, e Massimo Serato, le sue stampelle, la loro casa di Roma e alcuni fine settimana estivi trascorsi a Fregene. Luca aveva avuto la poliomielite, era fragile e poco mobile, ciononostante giocavamo insieme. Come un’immagine vaga, lontana, ricordo l’Anna che poi ho rivisto da adulto.”

Renzo Rossellini (tratto dal libro “Chat room Roberto Rossellini”, di Renzo Rossellini e Osvaldo Contenti, ed. 2002)

“Non ho mai potuto fare a meno di far seguire al nome di Anna Magnani un punto esclamativo.”

Tennessee Williams (tratto da “Memoirs”, Allen and Unwin, Londra 1976)

“Alla fine abbiamo un ritratto di donna italiana, di quelle […] che è stato sempre ambizione di scrittori italiani e stranieri poter raffigurare.”

Corrado Alvaro (tratto da “Ritratto di donna”, “Il Mondo”, 12 gennaio 1952 – ndr a proposito di “Bellissima”)

“Superba. Quando c’è lei è come se in scena non ci fosse nessun altro. Ha la forza di calamitare immediatamente su di sé l’attenzione del pubblico.”

Enrico Maria Salerno (fonte Wikipedia)

“All’inizio fu fredda con me. Stava sulle sue, anche perché odiava gli adulatori e quelli che volevano strumentalizzarla. E prima di dare confidenza a qualcuno voleva essere certa che non appartenesse a qualcuna di queste categorie.
Io, intimidito dalla sua fama e dalla sua presenza, non facevo niente per accattivarmi la sua simpatica.
Mi studiò per un po’, poi, un giorno, durante una pausa, prese in mano una chitarra e si mise a fare qualche accordo. Si guardò intorno, mi vide e mi chiamò: ‘A regazzi’, vie’ un po’ qua! La conosci ‘sta canzone?’ E si mise a catare
Reginella. Io non la conoscevo, perché prima di allora non avevo mai cantato canzoni napoletane classiche. Mi facevano cantare le canzoni nuove, i nuovi successi. Lei quasi buttò la chitarra, chiamò Giannetti. ‘Alfre’, ma chi avemo preso? Questo è cantante, e pure napoletano, e non conosce Reginella! Questo è un napoletano che nun è napoletano!’ Non riusciva a farsi una ragione della mia ignoranza. Poi riprese la chitarra, gli occhi si addolcirono, diventò materna: ‘Mettete a sede qui, vicino a me’, mi disse, ‘te la insegno io Reginella’. La imparai subito e, prima che finisse il film, ebbi modo di ricantargliela molte volte. Le piaceva molto e si commuoveva.
Da quel giorno presi interesse alle canzoni come
Reginella e negli anni successivi registrai tre microsolchi di canzoni napoletane classiche e realizzai anche uno spettacolo teatrale e lei venne alla prima. Quando mi affacciai per ricevere gli applausi del pubblico, si avvicinò alla ribalta e mi tirò un bacio. Non la rividi più.”

Massimo Ranieri (intervista originale, Roma, 1981)

“Ieri è venuta una ragazzina piccola, mora, con gli occhi espressivi. Non recita, vive le parti che le vengono affidate: è già un’attrice, la scuola non può insegnarle molto di più di quello che ha già dentro di sé.”

Silvio d’Amico (giudizio raccolto dalla nuora Suso Cecchi D’Amico)

“La Nannarella trasteverina, sboccata e trasandata, che piace al pubblico non è mai stata altro che una sovrastruttura, robusta, ma fittizia. Anna si bilanciava tra due estremi, in perenne altalena fra lacrime che nessuno riusciva ad asciugare e risate che sembravano irrefrenabili.”

Goffredo Alessandrini (tratto da “Per divorziare da Anna Magnani Alessandrini vuol farsi musulmano”, L’Europeo, 23 luglio 1950)

“Qualche volta sono andata a trovare Anna insieme a papà. Non l’ho mai guardata veramente bene. Durante tutto il tempo delle nostre visite, tenevo sempre gli occhi bassi e non le rivolgevo mai la parola. Sapevo che odiava mia madre e temevo che odiasse anche me. Stando a occhi bassi, di Anna non riuscivo a vedere niente, tranne i piedi. Indossava delle pantofole di raso rosa, col tacchetto e con sopra delle decorazioni di piume, molto femminili. Mi sorprese questo tocco così femminile che non coincideva con la sua personalità forte. Nei suoi film mi era apparsa come un personaggio coraggioso, sboccato, sempre pronto a inveire, anche schiaffeggiando gli uomini a destra e a manca. Intorno ai suoi piedi si aggiravano vari animali domestici. Erano soprattutto gatti, alcuni dei quali sembravano il frutto di tutta una serie di accoppiamenti incestuosi, che avevano luogo probabilmente all’interno del suo appartamento. Non mi ricordo di aver mai sentito alcun pettegolezzo o commento negativo nei confronti di Anna. In famiglia si parlava di lei solo come di una grande attrice”.

Isabella Rossellini (tratto da “Nel nome del Padre, della Figlia e degli Spiriti Santi”, ed. CONTRASTO, 2006)

“La Magnani a Roma recitava e cantava vestita alla Edith Piaf. Non c’era ancora la grande rivista, non c’erano i boys, i quadri spettacolari, le parate, che d’altra parte per lei sarebbero stati ridicoli. La rivista allora era una specie di cabaret e la Magnani era la negazione della vedette. Tuttavia andava bene così, era brava, aveva un filo di voce intonatissimo e quegli occhi importanti: la gente non l’ha mai capita abbastanza”.

Wanda Osiris (Stefano de Matteis, Martina Lombardi e Marilea Somarè a cura di Follie del varietà. Vicende memorie personaggi 1890-1970, Feltrinelli, Milano 1980)

“Sono la prima persona dell’ambiente artistico che Anna conobbe a Roma, il suo primo vero amico. Facemmo il primo saggio d’accademia insieme, nell’odierno Teatrino dei Gobbi, allora una chiesa abbandonata che Silvio d’Amico, che ci dirigeva, fece sconsacrare. Da quel giorno cominciò la nostra vita di teatro… Venimmo poi scritturati: la Magnani dalla compagnia di Niccodemi, e io daa Wanda Capodaglio; ma continuò la nostra sincera amicizia, una parola che oggi è difficile anche soltanto pronunciare…”

Paolo Stoppa (Notiziario Radio e Tv, edito dall’Ufficio Stampa della RAI, Roma, 17 settembre 1971)

“Anna era una donna che coniugava una rara intelligenza a una sensibilità quasi animale. Era prudente e attenta, poiché doveva concentrare tutta la sua energia per proteggere il figlio Luca. Come attrice non è stata sempre utilizzata nei ruoli giusti. Ma riusciva, anche nei film sbagliati, a dare un segno importante con la sua presenza.”

Renzo Rossellini (tratto dal libro “Chat room Roberto Rossellini”, di Renzo Rossellini e Osvaldo Contenti, ed. 2002)

“La Magnani l’ho conosciuta nel 1935, quando stava con Alessandrini. Alessandrini era venuto a Torino a girare Don Bosco, al quale io ho collaborato. Avevamo fatto amicizia, e mi parlava sempre di questa Anna, e mi ricordo che un giorno tra le mura grigie della FERT ho sentito una incredibile risata e ho visto passare questa testa nera, questo vestito verde con sopra una pelliccia di leopardo, questa Magnani che diceva parolacce, scandalizzando i torinesi, mentre a Roma sono un intercalare comune.”

Sergio Amidei (Franca Faldini e Goffredo Fofi, L’avventurosa storia del cinema italiano raccontata dai suoi protagonisti, Feltrinelli, Milano 1979)

“Anna Magnani è immensa. Attrice sensibile, intelligentissima. E non venitemi a parlare di volgarità. La Magnani va collocata, studiata e criticata sul piano del romanesco. Allora si vedrà che, nella sua virulenza plebea, l’attrice deriva proprio dalla tradizione popolare più pura e quindi più nobile.
Giovacchino Belli scenderebbe dal suo piedistallo e s’inchinerebbe, con la tuba in mano davanti a lei. C’è un momento nel film in cui il ‘Vammoriammazzato!’ di Anna Magnani, rivolta a un tedesco, toglie il respiro e rimane nell’aria, tragicamente come una condanna definitiva.”

Silvano Castellabeppe (tratto da Star, 1945)

“Quella sua riottosità popolare, quella indomabilità, che è il suo carattere, quelle risorse che ella mette nelle sue interpretazioni che appartengono al mondo spontaneo della donna, per intenderci diciamo romana, ma della donna italiana quando non vuol somigliare al modulo comune della donna. Anna Magnani può condurci dove vuole, dallo schermo, tanto la memoria e la fantasia dello spettatore si affidano a ciò ch’ella va rintracciando e riproducendo della realtà, con una felicità di osservazione e una forza di rappresentazione, con una verità e una poesia della vita che fanno di una tale attrice un fenomeno unico. Ella può darci un ritratto esemplare di donna italiana, di quelle che hanno spazientito tanta letteratura e che è stato sempre ambizione di scrittori italiani e stranieri”.

Corrado Alvaro (1959)

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