E’ morto povero dopo essere stato molto ricco. Non è una cosa molto originale – si dirà in proposito – perchè la vita riserva questa beffa a moltissima gente.

Ma Goffredo Alessandrini avrebbe potuto cambiare le sue condizioni. Gli sarebbe bastato accettare di raccontare per uno degli editori che glielo chiedevano da anni i suoi ricordi. In particolare quelli che riguardavano gli anni trascorsi accanto ad Anna Magnani, che sposò nel 1935.

Fu un’unione incredibilmente turbolenta e tutti quelli che frequentavano la coppia sapevano che Goffredo e Anna facevano baruffe su baruffe giorno dopo giorno, lanciandosi contro perfino piatti colmi di spaghetti. Ma, d’altra parte, s’amavano molto.

Ci sarebbe stata, dunque, tanta materia da farne un ottimo libro. Ma Alessandrini, morto qualche giorno fa in uno ospedale romano all’età di 74 anni, s’è sempre rifiutato di scriverlo.

E’ ciò, anche se per finire degnamente la sua vita, il danaro che gli offrivano gli sarebbe andato veramente a fagiolo.

Che vita incredibile quella di quest’uomo che diventò un giorno il marito di Anna Magnani!

Era nato nel 1904 al Cairo da una famiglia molto ricca. Suo padre, infatti, era un costruttore edile, uno dei più importanti costruttori edili dell’Egitto. Ciò permise a Goffredo di fare i suoi studi in Inghilterra, di viaggiare, di diventare una sorta di play-boy molto prima che questo termine fosse inventato.

Divenne regista perchè il cinema lo appassionava moltissimo. E riuscì a eccellere tanto da essere annoverato fra i più importanti della sua epoca.

Nel 1931 girò La segretaria privata, che fece di lui una vera celebrità.

Così, oltre a essere un bell’uomo, intelligente e colto, acquistò ben presto larga fama per la sua attività di cineasta.

Si può, dunque, ben capire perchè Anna Magnani s’invaghì subito di lui. Quando il regista la vide la prima volta, nel 1935, Nannarella recitava al Teatro Arcimboldi di Milano. La trovò molto interessante e l’invitò a cena.

Qualche mese dopo si sposarono a Roma, ma l’unione fu una catastrofe. Certo, si amavano molto, ma non riuscivano a stare due minuti assieme senza litigare.

D’altra parte, Goffredo era infedele al suo amore, per cui la Magnani tutte le volte che sapeva di essere stata tradita, diventava folle di rabbia.

Il loro matrimonio durò cinque anni e, quando si separarono, Anna conservò per lui una stima che andava al di là dell’amore.

Cesare Pavani, Goffredo Alessandrini, Anna Magnani e Massimo Serato
Una foto del 1940, dall’album di Anna Magnani, scattata a Mandela, vicino a Tivoli, dove Anna possedeva un vecchio mulino e una casa di campagna. Alla gita, quel giorno partecipavano: da sinistra, Cesare Pavani, Goffredo Alessandrini, Anna e Massimo Serato. Questa è anche una foto “storica”, perchè proprio quel giorno cominciò la passione di Anna per Massimo: lo sguardo della donna per il giovane attore è più che significativo.

Poi l’attrice incontrò Massimo Serato. Fu subito una passione che travolse tutti e due ma quando si accorse di attendere un bambino Anna, emozionata, piena di ansia, volle che Goffredo le desse un consiglio. Fece chiedere all’ex marito che cosa ne pensasse.

Doveva avere quel bambino? Era giusto che mettesse al mondo un figlio che aveva avuto da quel legame tanto insicuro e provvisorio con Massimo?
La risposta del regista fu precisa, immediata: «Dite ad Anna che faccia questo figlio, che po lo riconoscerò…».

Fu così che Anna ebbe il bambino che chiamò Luca, in omaggio a Luchino Visconti, che Anna aveva nascosto durante il periodo clandestino.

E si può dire che il ragazzo fu in un certo senso figlio ideale di Goffredo Alessandrini e che fu proprio questi a consentire che il giovane venisse al mondo.

Intanto, Goffredo aveva incontrato un’altra donna, Regina Bianchi, una splendida attrice, che gli diede tre figli.

Da questo momento le strade del regista e della Magnani si separarono.

Nonostante il suo innegabile talento, Alessandrini non riusciva più a fare grandi cose. Anna volava di successo in successo diventando, grazie a Roberto Rossellini una grande vedette internazionale.

Ma lei aveva un cuore grande e volle aiutare colui che era stato legalmente suo marito.

Anna Magnani Goffredo Alessandrini

Per questo nel 1952, la Magnani interpretò per Alessandrini Camicie Rosse. Il regista sembrava avere ritrovato il successo. Ma, purtroppo, in un incidente d’auto perse un occhio. Uscito dalla clinica se ne andò in Argentina nella speranza di rifarsi la vita. Ma non ebbe modo di realizzare il suo sogno e tornò in Italia.

Nel 1963, senza lavoro, Goffredo Alessandrini fu costretto ad interpretare un piccolo ruolo nel film di Soraya I tre volti di una donna. Subito dopo, deluso e stanco, si ritirò a Ostia, passando la maggior parte delle sue giornate a dipingere quadri che la critica giudicava molto interessanti.

L’ultima volta che i giornali parlarono di lui fu quando, senza un soldo, si decise a rivolgersi alla Magistratura perchè Anna Magnani fosse obbligata ad aiutarlo. L’attrice si sarebbe potuta rifiutare, ma accettò di versare ogni mese al povero Goffredo una somma che gli avrebbe permesso almeno di sostentarsi.

Dopo la morte di Anna, certamente il figlio Luca continuò a mandare l’assegno mensile ad Alessandrini, come a un padre ideale.

Eppure al regista, se avesse voluto un bel conto in banca, sarebbe bastato accettare la proposta di un editore di scrivere un libro sul suo tumultuoso amore con l’indimenticabile Anna. Ma egli si rifiutò di farlo.

G. Rossetti