Mancò poco, sabato sera, che le estenuanti fatiche degli organizzatori della gran gala del cinema naufragassero. Fra i tavoli circolavano, sempre sussurrate col più malizioso e sorridente garbo del mondo, catastrofiche previsioni. Non verrà, si bisbigliava: Anna Magnani, la stella della serata, non interverrà. Ha fatto sapere che ha la febbre alta, che è costretta a letto da un attacco di fegato e che non può quindi muoversi di casa.

E voi ci credete? rispondevano altre voci. Non è così.

La verità è che la Magnani è in posizione polemica con l’ambiente cinematografico italiano il quale ha dimenticato per due anni il suo nome. Dopo ‘La carrozza d’oro’, nessun produttore le ha più offerto d’interpretare un film adatto alle sue grandi doti artistiche. Adesso che in America ‘La rosa tatuata‘ ha avuto uno strepitoso successo, ella è stata paragonata addirittura alla Duse dai critici americani. E adesso le conferiscono una medaglia d’oro, e lei non viene a prenderla, semplicemente.

Intanto, la deliziosa casa di Anna Magnani, all’ultimo piano di palazzo Altieri, veniva mitragliata di telefonate. Telefonò l’Avv. Monaco, telefonarono gli organizzatori della “gala”, telefonarono amici di antica data di Nannarella. Effettivamente ella stava male, malissimo. La febbre alta non l’aveva abbandonata un attimo durante la giornata, ed Anna era stremata di forze.
Se si fosse sentita appena un tantino meglio più tardi, sarebbe venuta, disse.

Ma ogni telefonata, una più ansiosa dell’altra, a mano a mano che passava il tempo, otteneva la stessa risposta, le ore passavano, dalle ventidue si era giunti a mezzanotte e mezzo, e la Magnani non compariva.

L’assenza dell’attrice sarebbe stata una grave lacuna nella serata la quale era dedicata alla consegna dei premi “Una vita per il cinema”, che costituiscono un riconoscimento ed un omaggio a coloro che, in ogni attività connessa con lo schermo, da più anni dedicano la loro opera e la loro passione all’arte delle immagini, e che, attraverso gli anni, conservano un nome ancora vivo, apprezzato, amato.

Centinaia di persone erano convenute in uno dei maggiori alberghi romani, sabato sera: centinaia di produttori, organizzatori, registi, attori, tecnici, esercenti, distributori, giornalisti, per partecipare a questo omaggio.

Le sale erano tutte un fulgore di luci, di sorrisi, di bellezze, di eleganze, di gioielli. L’orchestra dedicava alle celebrità del cinema i ritmi moderni più celebri: così salutò l’arrivo del principe Antonio De Curtis con le note di “Mala femmina”, la canzone da lui composta. I fotografi facevano scattare i flashes, non sapendo dove puntare l’obiettivo, perchè dovunque si voltavano avevano da cogliere una immagine di attualità. La serata assumeva il suo più fervido ritmo; ma c’era sempre quel punto nero d’incertezza: la Magnani verrà o non verrà?

Il bianco e il nero erano i colori dominanti nel mondo femminile. In nero, fasciata di un abito di squisita linea Tania Weber, e pure in nero, ma con una grande mantella di pelliccia bianca, Lea Padovani. In velluto nero, con appena qualche arabesco d’argento, Franca Rame. In bianco, invece, Franca Faldini ed Eleonora Rossi Drago, divenuta bionda come una spiga di grano. Poi, rilucente di paillettes, l’abito bianco-azzurro di Gina Lollobrigida e quello di pizzo color lavanda di Brigitte Bardot che aveva annodato i suoi biondi capelli in modo da lasciar cadere sulle spalle una lunga coda, tanto lunga da ricordare l’ornamento di un antico elmo.

Fra gli attori c’erano Gino Cervi e Gabriele Ferzetti, Franco Fabrizi, Folco Lulli e Cifariello e tanti altri. Fra i registi, Steno e Gallone, Monicelli e Petrucci, Mario Costa e Lizzani, Antonioni e Pietrangeli.

Era trascorsa la mezzanotte e mezzo quando risuonò una ovazione fervidissima: era apparsa Anna Magnani, gli occhi lucenti di febbre, il volto pallidissimo. Era venuta ugualmente, con trentanove gradi, non aveva voluto mancare a questa festa che era un poco sua.

Grandinarono gli applausi durante tutta la premiazione, mentre Guido Notari (premiato anche lui come celebre voce del cinema italiano in innumerevoli doppiaggi) leggeva le motivazioni e Gina Lollobrigida consegnava medaglie d’oro, penne d’argento, pergamene.

Applausi ad Aldo De Benedetti, come autore e sceneggiatore, alla signorina Greco, esempio di oscura e silenziosa fedeltà del cinema, al regista Augusto Genina, (il cui premio venne ricevuto dalla consorte), a Luigi Mangano, continuatore di una tradizione di esercizio, a Totò, creatore di un genere di film comico (egli è stato l’unico, in quell’ambiente cinematografico, ad essere richiesto di autografi da belle signore), al produttore Fortunato Misiano, a Fritz Micucci, direttore di una grande compagnia di distribuzione, al produttore Maleno Malenotti, a Gino Cervi, a Livio Pavanelli, all’operatore Gallea, ad Anna Magnani per la sua eccezionale personalità di artista.

Un gran fascio di rose rosse e un abbraccio storico fra Nannarella e la più bella donna del mondo, che, come tutti sanno dall’omonimo film, è ormai Gina Lollobrigida, consacrò l’avvenimento.

Tralasciamo di ricordare tutti gli altri premi, tranne le penne d’argento a Mario Natale ed a Lello Bersani che, pur assente ringraziò con un divertente trucco, facendo trasmettere una registrazione sonora della sua voce, come se parlasse da un angolo nascosto della sala.

Poi la serata trionfò lietamente nelle danze, mentre Anna Magnani si allontanava commossa. Aveva il volto candido come biacca, gli occhi luicidi di febbre cerchiati profondamente di nero per la stanchezza.

A. Ceretto